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category: 1962, 356, BT6, coupè, ivory, Porsche

1962 Porsche 356 BT6 coupè ivory

    La sfida del restauro: 1962 Porsche 356 BT6 coupè

    Riportare all’antico splendore la Porsche 356 coupé BT6 protagonista del nostro restauro è stato un duro lavoro, che ha richiesto tempo, pazienza e perizia per essere portato a termine: il risultato ci ha però restituito un esemplare di rara bellezza, totalmente ripristinato sotto il profilo estetico e meccanico degno di un esemplare contrassegnato dal palmares di proprietà di un famoso attore americano.

    La necessità di rendere questa Porsche 356 tale e quale a quando varcò per la prima volta la soglia della concessionaria nella quale fu venduta ha reso consigliabile un lavoro di ripristino che partisse da zero: all’esterno si è scelto di portare a lamiera la carrozzeria, riverniciandola in toto dopo un accurato studio incentrato sulla ricerca della tonalità originale del colore. Per l’interno si è scelto di rifoderare sedili e pannelli facendo ricorso a tessuti originali e seguendo alla lettere le specifiche dettate da Porsche per l’applicazione della tappezzeria. Anche la meccanica ha subito un ulteriore corposo ripristino, che ha restituito a questa Porsche 356 la grinta del primo giorno.

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    Introdotta sul mercato nel corso del 1961 quale ennesimo degli aggiornamenti che nel corso della sua lunga e prestigiosa carriera commerciale interessarono la Porsche 356, la seconda evoluzione riguardante la terza serie della sportiva tedesca, tenne a battesimo una lunga serie di migliorie meccaniche ed estetiche.

    Tra queste ultime, ha grande valenza pratica e stilistica il lunotto, che fu leggermente ingrandito con lo scopo di accrescere la visibilità posteriore in fase di manovra, resa precedentemente difficoltosa, non solo per le ridotte dimensioni della vetratura, ma anche per la difficoltà di valutazione degli ingombri della coda della vettura data dal particolare disegno del suo cofano motore a sbalzo. Tra le altre peculiarità tipiche della Porsche 356 coupé BT6 figura anche la comparsa della doppia griglia squadrata presente sul cofano motore (a sua volta ridisegnato rispetto al modello precedente) e il profilo leggermente meno arrotondato del coperchio del bagagliaio, collocato, come imposto dalla tradizione della Casa di Stoccarda, nella parte anteriore dell’automobile.

    La Porsche 356 coupé BT6 godette anche del riposizionamento del serbatoio, che i progettisti Porsche scelsero di collocare in posizione più bassa rispetto al passato per perfezionare l’assetto della vettura  e per regalare, al contempo, qualche centimetro in più al bagagliaio della sportiva tedesca. L’adozione di questa soluzione tecnica indusse inoltre a dotare la vettura di un pratico bocchettone del carburante collocato sul parafango anteriore destro. Il frontale della vettura fu inoltre arricchito di una batteria di presse d’aria ellittiche funzionali ad affinare la ventilazione dell’abitacolo. Tra gli optionals introdotti in occasione di questo restyling, inoltre, figurano anche il tetto apribile a comando elettrico e le bocchette d’areazione interne orientabili.

    Alle vetture destinate al mercato europeo fu inoltre riservato un particolare modello di blocco antifurto applicato alla leva del cambio, un piccolo serbatoio utile per il lavaggio del parabrezza e lo specchietto retrovisore interno antiabbagliamento.

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    I tratti tipici della splendida linea di base che caratterizza, sin da principio, tutte le 356 restano sempre gli stessi: volumi morbidi, coperchio del bagagliaio scavato tra i due passaruota anteriori bombati, alta linea di cintura, meccanica collocata a sbalzo sull’asse posteriore e paraurti avvolgenti in tinta con la carrozzeria. Tutti questi stilemi, resi leggendari dal successo riscontrato sul mercato e nel mondo delle competizioni dalla vettura tedesca, contribuirono a creare l’immagine elitaria e prestigiosa ancor oggi conservata da Porsche nell’immaginario collettivo. Lo stile della 356, inoltre, fu ripreso nei suoi tratti essenziali, anche dalla successiva 911, sulla quale furono reinterpretati in chiave più moderna e dinamica.

    La meccanica, derivata in nome delle sinergie di gruppo da quella della Volkswagen Maggiolino, prevedeva l’impiego di un propulsore da 1582 cc in grado di erogare 60 cv. La potenza, seppur apparentemente esigua, permette comunque alla vettura tedesca, complice anche il buono studio aerodinamico che ha riguardato i suoi principali tratti estetici, di sfiorare i 170 Km orari e, in generale, di comportarsi con disinvoltura ed efficacia anche nella guida sportiva. Tali caratteristiche permisero alla vettura tedesca di ottenere  non solo un grande favore commerciale, ma anche di dare luogo ad un’invidiabile carriera sportiva.

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